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Filicudi, museo del mare

Diventa finalmente fruibile, ma solo a sub con almeno il secondo brevetto, la più bella area archeologica sottomarina delle isole Eolie finora vietata a tutti: la secca di Capo Graziano a Filicudi, che custodisce almeno nove relitti di navi greche e romane, posati fino a 75 metri con i loro preziosi carichi integri. Un concentrato di storia, di emozioni e di bellezze naturalistiche in un luogo magico che, purtroppo, è stato teatro per millenni di numerosi drammatici affondamenti: le navi che cercavano rifugio dal maltempo sotto Capo Graziano venivano “tradite” da un’improvvisa secca rocciosa e sprofondavano all’istante nell’abisso fino a 75 metri.
La Soprintendenza del mare della Sicilia, guidata da Sebastiano Tusa, con finanziamento dell’assessorato regionale al Turismo, ha realizzato un itinerario in sicurezza fino a 45 metri di profondità, per ammirare il “relitto A” che risale all’età ellenistica (II sec. a.C.). Sarà fruibile solo con la guida dei diving con licenza delle Eolie, che offriranno servizi standard seguendo le regole della Soprintendenza e, in sinergia, finanzieranno un servizio di guide a terra per completare il tour con la visita del villaggio preistorico di Capo Graziano, della sezione locale del Museo eoliano e dei sentieri sulle montagne ricche di terrazzamenti romani.
L’iniziativa è stata presentata presso “La Sirena” di Filicudi dal Soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa, e da Nino Terrano del locale diving “I delfini” che ha curato la realizzazione dell’itinerario.
E’ seguita la prima immersione, assistita dai sub della Soprintendenza e dalla Guardia costiera e guidata da Terrano, che ha visto come primi visitatori i giornalisti Paolo Rubino della redazione romana dell’Ansa e Adriano Penco di “Mondo sommerso”.
L’itinerario offre la possibilità di individuare anche la sagoma del relitto “G” ricoperto di sabbia e che risale al V secolo a. C., e quella del “Città di Milano”, una posacavi della Marina affondata nel 1919 per l’esplosione delle caldaie nell’impatto. Sul fondo sono anche visibili le ali di aliscafi che hanno impattato sulla secca, oltre a numerose anfore, vasellame e corredi. Per ragioni di sicurezza non è possibile scendere ad una profondità ulteriore.
Saranno considerevoli le ricadute in termini di presenze turistiche e di nuova occupazione in una zona fortemente colpita dalla crisi economica e, quest’anno, anche dai problemi di collegamento con la terraferma. L’ area delimitata e dotata di boe di ingresso e uscita sarà accessibile dall’1 agosto.
I visitatori troveranno segnaletica in Pvc per comprendere la storia dei reperti visibili sul fondo, e riceveranno una guida tascabile in Pvc. Per informazioni 090/9889077 - 340/1484645. La prossima iniziativa della Soprintendenza del mare sarà quella di dotare il sito di telecamere subacquee, come già fatto a Cala Gadir, per consentire a chiunque da casa di ammirare via Internet i tesori sui fondali e di orientare l’inquadratura a piacimento.

 
 
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