Capo Rama, laboratorio ambientale

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Capo Rama, laboratorio ambientale

Anche Capo Rama nella rete Wwf di monitoraggio ambientale.
I cambiamenti climatici stanno provocando forti impatti sul territorio e il conseguente aumento della temperatura favorisce l’arrivo di specie animali e vegetali legate a climi più meridionali. “Le Oasi del WWF sono termometri perfetti per misurare e osservare le profonde trasformazioni che i nostri ecosistemi subiscono a causa del riscaldamento del mare e dell’atmosfera – sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – Attraverso la rete di monitoraggio in queste porzioni di natura protetta stiamo osservando in maniera diretta e continua i cambiamenti del clima nel nostro Paese. Sempre più le Oasi iventeranno un osservatorio sistematico degli impatti dei cambiamenti climatici e un luogo di sperimentazione di progetti di adattamento. Questo anche per offrire un patrimonio di conoscenze che consenta di adottare al più presto un Piano di adattamento al cambiamento climatico per l’Italia, in un quadro nazionale. Impegno che il Governo potrebbe concretamente prendere già in occasione della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici che si terrà domani e dopodomani a Roma”.

E’ ben noto quello che sta avvenendo nei nostri mari, con la cosiddetta tropicalizzazione, cioè con l’arrivo di specie estranee alla fauna mediterranea. Un fenomeno che è stato verificato anche nelle acque che bagnano la spiaggia della Riserva di Burano con la maggiore frequenza di meduse, pesci serra, lucci di mare. E anche nella Riserva marina di Miramare (Trieste), dove da qualche tempo si osserva la donzella (Coris julius), a distribuzione più meridionale. Di contro, la cosiddetta quercia marina, un’alga bruna (Fucus virsoides), più legata a temperature fredde, è in fortissima regressione. Di pochi giorni fa la notizia che una specie comune nelle acque di Sharm El Sheik in Mar Rosso e’ stata pescata nei pressi dell’Oasi WWF di Capo Rama. Si tratta di una Fistularia commersonii, detta anche pesce flauto o pesce trombetta. Solitamente, si trova nelle acque poco profonde delle lagune tropicali, nuotando vicino alle barriere coralline, spesso in banchi, alla ricerca piccoli pesci e crostacei. E’ una specie migrante “lessepsiana”, ovvero una di quelle che dal Mar Rosso passano al Mediterraneo sfruttando il Canale di Suez. Non e’ la prima volta, quest’anno, che viene catturata nelle acque siciliane, cosi’ dicono i pescatori di Terrasini. E nel 2004 un esemplare e’ stato segnalato anche nel Mar Tirreno settentrionale.

 
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