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Arpa, presentato annuario

Da un lato una l’aumento della superficie di territorio tutelato, tra parchi e riserve, nella nostra regione, e l’alto grado di qualità delle acque costiere siciliane: in oltre il 95% delle 254 stazioni esaminate si registra, infatti, uno stato elevato. La percentuale di costa balenabile, in rapporto a quella controllata, è in tutta l’Isola generalmente elevata e, nel periodo 2002-2006, si è mantenuta pressoché costante in tutte le province. Dall’altro la qualità dell'aria che nel 2006, rispetto ai dati rilevati nel 2005, è generalmente peggiorata nelle diverse realtà del territorio urbanizzato siciliano con un aumento dei superamenti dei limiti di legge per ciò che concerne le concentrazioni di PM10 (polveri sottili) nelle principali aree urbanizzate dell’Isola. E ancora il fenomeno degli incendi la cui entità è progressivamente aumentata (i territori provinciali con maggiore frequenza di roghi sono quelli di Palermo e di Messina) e i rifiuti, con un aumento complessivo, dal 2002 al 2005, nella produzione di quelli urbani, e con la percentuale di quelli conferiti in discarica - rispetto ai rifiuti urbani prodotti - che resta molto alta, sebbene sia scesa, tra il 2004 ed il 2005, dal 95% al 90% . Infine, aumenta, seppur di poco, in Sicilia la produzione complessiva lorda di energia elettrica dagli impianti da fonte rinnovabile, intesa come somma degli apporti da fonte idroelettrica da apporti naturali, energia eolica, energia fotovoltaica e da biomasse. E’ stata nel 2005 di 617,4 Gwh, pari al 2,35 % del totale regionale (1,28% nel 2004). Il contributo delle fonti rinnovabili rispetto al complessivo bilancio energetico, risulta quindi essere ancora a livelli quantitativi poco rilevanti anche se comincia a delinearsi una certa diversificazione delle fonti di approvvigionamento.



L’ANNUARIO PRESENTATO ALL’EXPOBIT. Ecco in sintesi alcuni scenari che emergono dalla fotografia scattata dall’Annuario dei dati ambientali 2006 che Arpa Sicilia ha presentato all’Expobit 2007, il salone Euromediterraneo dedicato all’Informatica alla comunicazione ed alle nuove tecnologie. L’Annuario viene presentato come “strumento conoscitivo per le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici”.
Nel report, il quarto redatto dai tecnici dall’Agenzia in questi anni, sono stati raccolti e messi in sistema i dati provenienti dai laboratori dell’Agenzia: i nove dei Dipartimenti provinciali, quello centrale delle acque e quello mobile per i campi elettromagnetici e quelli mobili per l’inquinamento atmosferico. Utili anche i dati che provengono dalla rete di monitoraggio pollinico avviata dall’Arpa e dal piano di monitoraggio delle acque condotto dagli esperti dell’Agenzia. Altri dati sono stati forniti da diversi enti e istituzioni. Inoltre, per la prima volta, questa edizione vede, fra gli autori di alcuni capitoli, altri Enti pubblici. Le modalità di Reporting dell’APAT sono state assunte a modello di riferimento nella progettazione e redazione dall’Annuario siciliano.
L’Annuario fotografa la situazione ambientale nella nostra regione, scandagliata nei suoi molteplici aspetti, ed evidenzia il trend temporale sullo stato di qualità delle diverse matrici ambientali: aria, acqua, suolo, etc.. Con una novità rispetto alle edizioni degli anni passati: la presenza, all’interno del lavoro, di due capitoli sulle tematiche dell’Energia e del rapporto Ambiente e salute.
L’Annuario, dunque, come utile strumento, oltre che per chi lavora in campo ambientale, per gli esperti e per gli studiosi, ma soprattutto per il decisore politico al quale fornisce una base conoscitiva che permette di definire politiche di programmazione regionale in un’ottica di sostenibilità ambientale. Una guida, insomma, che aiuti ad adottare le strategie migliori nei diversi settori anche in tema di adattamento ai cambiamenti climatici. In particolare, i dati contenuti nell’Annuario sono il punto di partenza per la redazione della relazione sullo stato ambientale in corso presso l’assessorato regionale Territorio e ambiente.
“La stesura di un report sulla situazione dell’ambiente attraverso l’uso di indicatori appropriati – spiega il direttore generale di Arpa Sicilia, Sergio Marino - è il risultato di un complesso sistema di collaborazioni da promuovere e coltivare con impegno e assiduità. L’Annuario 2006 è una efficace conferma del lavoro di coordinamento e un esempio concreto del lavoro a rete che è il punto di forza del sistema delle agenzie ambientali in Italia”.
“L’Annuario – aggiunge l’assessore regionale al Territorio e ambiente Rossana Interlandi – è uno strumento indispensabile e prezioso per la Relazione sullo stato dell’ambiente in Sicilia, in corso di redazione, che verrà pubblicata nei prossimi mesi”.


ECCO ALCUNI FLASH SUI CONTENUTI

Atmosfera: la qualità dell'aria, rispetto ai dati rilevati nel 2005, è generalmente peggiorata nelle diverse realtà del territorio urbanizzato siciliano (zone industriali e ambito urbano). In particolare si è riscontrato un aumento dei superamenti dei limiti di legge per ciò che concerne le concentrazioni di PM10 (polveri sottili) nelle principali aree urbanizzate della Sicilia. Nel 2006 il valore limite della media giornaliera viene superato diverse volte e in postazioni di misura differenti nei comuni di Palermo, Messina, Siracusa e Porto Empedocle. Per il 2006 solo nel caso del comune di Catania non si riscontrano superamenti dei limiti di legge in netto miglioramento rispetto al 2005. Rimane ancora grave la situazione relativa ai superamenti delle concentrazioni di biossido di zolfo nelle aree a rischio di crisi ambientale, dove si sono registrate soglie di allarme superate.

Idrosfera: la maggior parte (il 53%) degli invasi mostra uno stato ambientale sufficiente, il 26 % uno stato ancora scadente e il 9% uno “buono”. Si registra un elevato grado di qualità delle acque costiere siciliane: oltre il 95% delle 254 stazioni esaminate si collocano infatti nella prima classe (stato elevato). Valori elevati di costa vietata sono relativi a tutte quelle zone in cui si ha una elevata concentrazione delle attività umane (grandi centri urbani, porti, poli industriali, ecc.) Nel 2005 sono state avviate da ARPA Sicilia le attività di monitoraggio discendenti dal “Progetto di prima caratterizzazione dei corpi idrici superficiali della Regione Siciliana” conclusosi nel giugno 2006. Lo Stato ecologico dei corsi d’acqua superificiali è migliorato: è stata evidenziata una seconda classe (buona) per il 14% delle stazioni di campionamento, una terza classe (sufficiente) per il 39%, il 33% presenta una classe scadente ed infine il restante 14% rientra nella classe pessima.

Biosfera: il 27% della flora siciliana, ad eccezione di Alghe e di Licheni, è minacciata di estinzione. L’elevata biodiversità della Sicilia è gravemente minacciata dalla scomparsa e dal danneggiamento degli habitat. Una delle principali cause di tale distruzione è rappresentata dagli incendi. Si è registrata una contrazione della superficie naturale e della superficie agricola, ed un aumento della superficie artificiale. Le aree protette regionali oggi comprendono 76 Riserve Naturali terrestri e quattro Parchi regionali. L’attuale estensione della superficie protetta, è pari a 271.005 ettari, corrispondente a circa il 10,5% della totale superficie regionale e ricade per circa il 69% all’interno dei Parchi naturali regionali. Per quanto riguarda le aree marine protette, rispetto al 2005, resta invariato sia il valore di superficie protetta a mare (78.569 ettari), sia il numero (6). Negli anni si è verificato un evidente aumento della superficie di territorio tutelato.

Rifiuti: si è registrato, dal 2001 al 2005, un leggero aumento nella produzione di rifiuti urbani, arrivata a 2,6 milioni di tonnellate, a cui vanno aggiunte circa un milione di tonnellate di rifiuti speciali. Tale dato si è riflesso automaticamente anche sulla quantità smaltita in discarica, che sembra però aver subito una leggera flessione nel corso dell’ultimo anno; la percentuale dei rifiuti urbani conferiti in discarica rispetto a quella dei rifiuti urbani prodotti è scesa infatti, tra il 2004 ed il 2005, dal 95% al 90%. Dato che rimane comunque molto elevato: questa forma di smaltimento continua a rappresentare infatti il ricettore prevalente dei rifiuti generati. Il numero totale degli impianti di smaltimento (discariche)  di RSU è in continua diminuzione, essendo passato nell’ultimo triennio da 55 a 29. Per quanto riguarda infine la quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato ed il conseguente recupero di rifiuti di imballaggio, si riscontra da anni un trend positivo ma siamo ancora molto lontani dagli obiettivi fissati dalle normative.

Geosfera: i siti per i quali al 2005 è stata accertata la presenza di una contaminazione in atto nel suolo e nel sottosuolo risultano essere 488: si tratta di siti in cui l’origine della contaminazione è legata prevalentemente alla presenza di discariche provvisorie e di abbandoni e depositi incontrollati di rifiuti presenti in maniera diffusa sul territorio regionale. Sono stati inoltre censiti al 2005 in Sicilia ulteriori 569 siti potenzialmente contaminati. Le situazioni di contaminazione più gravi si riscontrano all’interno delle aree che la legislazione nazionale ha individuato come siti di interesse nazionale: i siti sono quelli di “Priolo”, “Gela”, “Biancavilla” e “Milazzo”.
Fra gli impatti generati dall’agricoltura sul suolo, l’impiego di fertilizzanti e fitofarmaci rappresenta, senza dubbio, la principale causa di inquinamento e di contaminazione diffusa. Per quanto concerne l’impiego di fertilizzanti, in Sicilia, nel periodo 2000-2006, si assiste ad un generale trend decrescente, passando da 316 mila a 205 mila tonnellate. Riguardo all’utilizzo di prodotti fitosanitari, la Sicilia con quasi 200 mila quintali si colloca al secondo posto fra le regioni italiane, dopo l’Emilia Romagna (2006). In provincia di Ragusa risulta il maggior uso di prodotti molto pericolosi, pericolosi e nocivi. Nel 2006 Enna risulta la provincia a maggiore applicazione delle norme agro ambientali. Il comparto zootecnico è caratterizzato da una contrazione degli allevamenti nel decennio 1995-2006, con una netta prevalenza degli allevamenti bovino ed ovino. La Sicilia è una delle regioni del Mediterraneo maggiormente soggetta al rischio di desertificazione, in cui si verifica la riduzione o la perdita della produttività biologica ed economica della terra dovuta sia a cause naturali che antropiche. Sulla base dei dati desunti dalla “Carta delle aree sensibili alla desertificazione” redatta dall’ENEA (2002) circa il 50% del territorio regionale è classificato a rischio medio e medio-elevato, mentre il 7% a rischio elevato.

Rischio Antropogenico. In Sicilia sono presenti 77 stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante; di questi il 39%, pari a 30 stabilimenti, devono predisporre, oltre alla notifica, un rapporto di sicurezza. Analizzando la distribuzione delle aziende a rischio di incidente rilevante su base provinciale si conferma il primato, già detenuto nel 2004 e nel 2005, di Siracusa (23%), Ragusa (19%), Catania (18%). Per il 2006, tra tutte le regioni italiane, la Sicilia è all’ottavo posto (seconda solo alla Campania tra le regioni meridionali) per numero di registrazioni EMAS, la certificazione di qualità europea per il settore produttivo. Dal 1997 (data della prima registrazione in Italia ottenuta dalla StMicroelectronics di Catania) il numero delle registrazioni EMAS in Sicilia è cresciuto passando da 1 a 19.

Monitoraggi e controlli. Nel complesso si ha un incremento delle attività di controllo eseguite in Sicilia, durante gli anni 2005 e 2006, dai DAP di ARPA Sicilia. Il numero di controlli, inteso come numero di ispezioni e sopralluoghi di impianti, è diminuito a causa del minor numero di campioni di acqua prelevati in ambito sanitario. Durante gli anni 2005 e 2006 si è registrato un incremento del numero campioni analizzati e nel numero di parametri complessivi, rispettivamente del 4% e del 54%). ARPA Sicilia, avvalendosi delle risorse finanziarie assegnate dal POR Sicilia 2000-2006, ha dato avvio nel corso del 2005/2006 alla realizzazione delle reti regionali di monitoraggio ambientale. In particolare attualmente sono in corso di realizzazione (in diversi casi di completamento) le seguenti reti regionali: Monitoraggio della qualità dell’aria; Biomonitoraggio della qualità dell’aria; Monitoraggio Pollinico (dal 2006); Monitoraggio del suolo a fini ambientali; Monitoraggio dell’erosione delle coste; Monitoraggio dei corpi idrici superficiali; Monitoraggio desertificazione (dal 2006); Monitoraggio dell’ambiente marino-costiero; Monitoraggio della qualità delle acque destinate alla balneazione; Catasto dei rifiuti; Monitoraggio dell’inquinamento elettromagnetico; Monitoraggio dell’inquinamento acustico; Monitoraggio della radioattività ambientale.

Rischio naturale. Il rischio geomorfologico-idraulico è, tra i rischi naturali, il più ricorrente e diffuso sul territorio regionale e di estrema gravità per il suo potenziale impatto socio-economico, legato all'azione devastante che è in grado di svolgere sul territorio antropizzato. Nell’ambito delle attività di valutazione del rischio geomorfologico effettuate dall’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana per l’elaborazione del Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), sono stati individuati 14.154 dissesti geomorfologici (per una superficie complessiva di 712 km2 di superficie soggetta a dissesto) all’interno dei 29 bacini idrografici per i quali sono stati approvati e pubblicati al 2006 i relativi P.A.I., cioè su una superficie pari al 55% della superficie totale regionale. Tra i fenomeni naturali ad evoluzione lenta che pongono maggiori rischi per il territorio siciliano, sia sotto il profilo socio-economico che ambientale, rientrano quelli indotti dalla dinamica evolutiva dei litorali. L’assessorato ha individuato 97 km di spiaggia in erosione e 18 km di costa alta soggetta a crolli, cioè su un’estensione costiera lineare pari al 21% dello sviluppo costiero totale della Sicilia.

Energia. In particolare, dall’analisi dei dati relativi alla produzione di energia elettrica in Sicilia nel 2005, si evince che quella da impianti termoelettrici (95,21% della produzione totale netta dell’isola) è diminuita rispetto al 2004 (96,04%). La produzione complessiva lorda di energia elettrica dagli impianti da fonte rinnovabile, intesa come somma degli apporti da fonte idroelettrica da apporti naturali, energia eolica, energia fotovoltaica e da biomasse, è stata nel 2005 di 617,4 Gwh, pari al 2,35 % del totale regionale (1,28% nel 2004). Il contributo delle fonti rinnovabili rispetto al complessivo bilancio energetico, risulta quindi essere ancora a livelli quantitativi poco rilevanti anche se comincia a delinearsi una certa diversificazione delle fonti di approvvigionamento

 
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