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Etna, acqua al vanadio?

L’on. Gianni Villari (DS) ha presentato una interrogazione parlamentare urgente all’ARS indirizzata al Presidente della Regione, all’assessorato Territorio e Ambiente e all’assessorato alla Sanità per sapere se “non ritengono di dover indagare con immediatezza sulle presunte inadempienze da parte degli ent acquedottistici, come nel caso del consorzio Acoset, e degli organi sanitari preposti alla tutela della salute pubblica (Sian, Autorità di Ambito Ato Acque, Comuni e uffici della stessa Regione), e quali provvedimenti consequenziali vorranno prendere per una più puntuale ottemperanza delle leggi in materia e per evitare che il crescente e giustificato allarme da parte della popolazione interessata possa trasformarsi in forme di protesta più pesanti in ragione della grande rilevanza e delicatezza che il problema assume per la salute dei cittadini”.

Il problema in questione è quello dell’ “acqua al vanadio” che interessa i comuni della fascia pedemontana. Con decreto 22.12.2004 del Ministero della Salute, la Regione Siciliana è stata autorizzata a concedere agli enti acquedottistici catanesi il rinnovo sino al 31.12.2005 della deroga a potere utilizzare le acque in distribuzione potabile nei comuni interessati (in misura variabile in Adrano, S. Maria di Licodia, Ragalna, Belpasso, Camporotondo Etneo, S. Pietro Clarenza, Nicolosi, Mascalucia, Gravina, Bronte, Biancavilla, Tremestieri, Trecastagni, Viagrande e Valverde e San Giovanni Galero, popoloso quartiere di Catania) con una concentrazione massima di 160 microgrammi per litro del parametro “Vanadio”, rispetto al limite di 50 microgrammi per litro stabilito dal DM 10.11.1999 e Decreto legislativo 21 del 2.2.2001.

La deroga in questione era stata concessa a condizione che gli acquedotti interessati avviassero le misure correttive per riportare il parametro “Vanadio” nei limiti stabiliti dei 50 microgrammi per litro; che ogni 6 mesi presentassero al Dipartimento Ispettorato regionale Sanitario e al Ministero della Salute gli stati di avanzamento dei lavori; e che d’intesa col Sian dell’Ausl3 tenessero informata la popolazione su eventuali problemi di salute derivanti dall’uso prolungato di acque con eccedenza di Vanadio.

Dal carteggio tra il Sian dell’Ausl3 e la Federconsumatori di Mascalcia non traspare che gli acquedotti abbiano ottemperato alle prescrizioni ad essi imposte dai provvedimenti di deroga.

Il Consorzio Acoset ha inviato una nota agli organi competenti per informare sullo stato di avanzamento dei lavori relativi all’abbattimento del Vanadio senza però dare seguito ad una richiesta di sopralluogo da parte del Comune di Mascalucia per accertare l’efficienza di detto impianto. Le analisi effettuate dall’Arpa Dap nel 2006 hanno accertato che le acque distribuite da Acoset presentano una persistente alta concentrazione di Vanadio a volte superiori agli stessi 160 microgrammi per litro previsti dalla deroga scaduta.

Il Comune di Mascalucia, lo scorso ottobre, ha vietato l’uso dell’acqua distribuita da Acoset per scopi potabili.

Infine, durante lo stesso 2006, nonostante la deroga fosse scaduta e i valori di Vanadio fossero elevati, l’Acoset ha accluso alle bollette trimestrali una informativa dove si dichiarava la potabilità dell’acqua e la sua sicurezza igienica.
 
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