Catania, baia dei capodogli

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Catania, baia dei capodogli

Foto: Catania, baia dei capodogli

Il mediterraneo è da tempo caratterizzato da cambiamenti controversi che stanno mutando gli scenari dei mondi sommersi marini.
Specie mediterranee a rischio, specie tropicali che si sono acclimatate perfettamente.
In questa realtà, un discorso a parte va fatto per il Capodoglio.
Appartenente alla famiglia Physeter Macrocephalus, è un grosso cetaceo con enormi denti che superano i 10 centimetri di lunghezza. Il suo nome deriva dalla presenza di un organo che contiene un particolare olio detto "spermaceti" contenuto nel suo enorme cranio. La funzione di quest’olio non è ancora certa.
La presenza nei nostri mari di questo cetaceo è in continua crescita. Da tempo sono state condotte delle ricerche, non solo finalizzate a registrare la consistenza numerica della popolazione mediterranea, ma soprattutto per costatarne le abitudini alimentari, e gli spostamenti migratori. In particolare, questi strumenti hanno anche monitorato i linguaggi di questi cetacei, un tempo incomprensibili per l’uomo.
Queste ricerche fanno capo ad un progetto il cui nome è Nemo, come anche un sofisticatissimo strumento scientifico originariamente pensato e sperimentato per studiare e intercettare neutrini nello spazio.
Lo strumento è sostanzialmente un rivelatore bioacustico installato dai biologi marini per rilevare appunto queste piccolissime particelle. E’ collocato ad oltre 2000 metri di profondità nel mare al largo di Catania.
I dati raccolti nel tempo hanno costituito e costituiscono un importante database di ricerca scientifica marina che sarà la base per le successive ricerche sul campo.
Nemo, così di frequente si è imbattuto in giganteschi capodogli, scoprendone un'eccezionale quanto inattesa presenza nel Mediterraneo.
Ma non solo, si è venuti a conoscenza in modo dettagliato sui comportamenti e sulle abitudini di questi cetacei, a dir poco sorprendenti.
L'apparato dell' I.N.F.N ha permesso ai biologi del Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche ambientali dell'Università di Pavia di ascoltare ad oltre 2000 metri di profondità le voci, i caratteristici «schiocchi», dei capodogli e di registrare in questo modo il passaggio di almeno un esemplare ogni due giorni per un periodo di un anno e mezzo.
I Capodogli, viaggiano a mille metri di profondità per catturare soprattutto i calamari giganti e possono inabissarsi alla velocità di 100 metri al minuto.
Dal 2004 si è dato l'avvio ad un progetto di Fase-2, che prevede la realizzazione di un’installazione sottomarina sul sito di Capo Passero costituita da una stazione di terra, un cavo elettro-ottico sottomarino da 100 km e le infrastrutture sottomarine a 3500 m necessarie alla connessione d’esperimenti. (Giuseppe Bellia)

Si ringrazia il Fondo siciliano Natura

 
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