Leonardo Urbani:"Rilanciare il turismo relazionale integrato
Per il ciclo di interviste, SiciliaParchi questa settimana incontra il prof. Leonardo Urbani, docente di urbanistica presso la facoltà di Palermo, che si è sempre occupato di progettazione e studi territoriali e che per la Sicilia ha speso grandi energie in questi anni.
Prof. Urbani, con 4 parchi, e circa 70 riserve la Sicilia è una delle regioni a maggior superficie protetta, su cui si innesta una forte tradizione economica agro-silvo-pastorale. Quale indirizzo di sviluppo allora per il futuro?
"La Sicilia è un caso unico, con la contiguità dei 4 parchi naturali disposti sull'asse nord-orientale della Sicilia. Il quinto parco degli Ibei sarebbe in questo senso una realtà rilevante. L'istituzione delle aree protette non è mai apparsa nell'immediato agli occhi dei siciliani: ne senso che parchi e riserve sono una grande opportunità, serve però una politica che oltre ai "confini lineari", impari a valutare anche i "confini a fascia". Penso in particolar modo alla possibilità di fruizione della fascia lasciando intatte le aree naturali protette. Questa politica deve poi essere partecipata dalle popolazioni. Va bene preservare il territorio, ma vanno coinvolte anche le popolazioni locali, bisogna tutelarne le indentità, le opportunità di sviluppo. Il miglior garante della tutela del territorio è certamente chi vi ha convissuto per secoli. Gli interventi dall'esterno debbono essere limitati, ma soprattutto occorre stimolare l'imprenditoria, occorre non far soccombere l'impresa alla finanza. La crescita delle aree protette deve essera all'insegna dell'impresa. Questo passaggio è fondamentale per il rapporto fra turismo e territorio. Il turismo non deve seguire la richiesta, deve stimolarla, attivarla".
Dalla caso Eolie ad oggi, una bella lezione. Costruire per i turisti e preservare il territorio si può?
"Le Eolie possono costituire un tutt'uno con i Nebrodi. Bisogna guardare con interesse al potenziamento del porto di Capo d'Orlando e dello scalo di Porto Rosa, cosi come a qualche altro porto sul versante tirrenico, perchè da qui si potranno avere risultati di tutto rilievo. Una ipotesi sarebbe quella della istituzione di servizi di aliscafi a distanza di mezz'ora dalle Eolie verso il Parco dei Nebrodi, per tentare di creare una entità organica fra il parco e l'arcipelago. Così facendo, la permanenza nelle Eolie potrebbe essere non indispensabile per chi va a visitare quelle isole. La possibilità di offerta recettiva del territorio interno, è infatti molto più consistente. Bisogna partire dal recupero dell'edilizia esistente, non realizzare grandi alberghi, così si potrà aumentare l'offerta di posti letti, che in Sicilia sono appena 120 mila a fronte di milioni di visitatori. Occorre riprogrammare il sistema, e rimettere al centro del mercato l'uomo, e non le merci. Da qui l'idea di puntare sul turismo relazionale integrato, una opportunità che diventa anche conoscenza reciproca, relazione, nel posto e con il posto. In Sicilia, e mi riferisco a quella interna, ci sono circa 4000 vecchi casali abbandonati, sparsi su circa 120 centri storici, come a Naso, a mezz'ora da Capo d'Orlando, che vantano un residuo di popolazione originaria intorno al 20 per cento, un potenziale enorme di offerta".
Quale validità si può assegnare agli strumenti comunitari di sostegno in atto nei territori dei Parchi?
"Gli strumenti di programmazione negoziata sono un ottimo incentivo, ma serve in Sicilia un sistema di finanza. La Sicilia non ha più istituti di credito, abbiamo assistito impotenti all'arrivo di grandi imprenditori del Nord, quando qui c'è un pur valido tessuto di imprenditori. Ma esiste un problema di finanza, i siciliani non possono essere trascinati dalla finanza dominate, occorre recuperare il rapporto risparmio-credito. Ecco, direi proprio che la Sicilia non ha più gestione del proprio credito. Eppure l'impresa siciliana può avere risorse reali perchè legate al territorio. Lo sviluppo del territorio cammina di pari passo con l'impresa, come con i trasporti. Il 65 per cento del territorio regionale è scoperto dall'offerta turistica. Noi proponiamo l'istituzione di microcentralità, piccoli poli attorno cui far ruotare l'organizzazione recettiva, per raddoppiare i posti letto. Questa rete di microcentri va messa in rete con delle porte, attraverso distretti. Il valore di centralità assegnato all'interno non toglie nulla alla centralità delle aree siciliane già centrali, anzi, entrambe se ne avvantagerranno. E' un progetto di sviluppo che creerà anche occupazione".
Per questo rilancio cosa serve dunque?
"Per ripopolare di turisti un sistema di centri rurali svuotati dall'emigrazione occorre il venditore, un buon venditore, un "venditore d'area", e una macchina informatica telematica che penetra nei mercati. Poi ci sono altre opportunità, come le tecnologie dell'energia rinnovabile, come quella solare, e le scorie da cui produrre risorse. Questo concetto di innovazione spaventa un po' gli imprenditori molto legati ai grandi capitali. Infine, i trasporti. Puntiamo sul sistema degli approdi per garantire la mobilità nel Mediterraneo e nel Tirreno, se parliamo dell'asse Eolie-Nebrodi. Con la creazione dell'asse stradale, come la Nord-Sud, la prosecuzione su Siracusa, l'apertura della A-20, il Ponte, la linea ferrata in raddoppio, la Sicilia sarà una città di 5 milioni di abitanti, e allora avrà la forza trainante di un punto centrale".
|