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Antoci: ''I Nebrodi per una rete dei Parchi''

Foto: Antoci: ''I Nebrodi per una rete dei Parchi''

Giuseppe Antoci è da quasi un anno il nuovo presidente del Parco dei Nebrodi, carica a cui si è successivamente aggiunta quella di numero uno di Federparchi Sicilia.
Due buoni motivi per affrontare, al rientro dalla pausa estiva, i temi caldi del mondo delle aree protette della Sicilia.

Presidente, come valutare questo stato di crisi che non risparmia nemmeno la rete naturale siciliana?
«La tutela dell'ambiente deve rimanere una priorità, perché da essa passa lo sviluppo del territorio. Le aree interne, i comuni montani, vivono un fenomeno legato allo spopolamento demografico. Non basta invitare i giovani a rimanere, occorre creare le condizioni perché questa sia una permanenza legata allo sviluppo dell'impresa. In questo senso siamo fortemente impegnati, ad esempio, per la nascita di un marchio di qualità dei Nebrodi, abbiamo coinvolto oltre cinquanta imprese nel progetto Strade dei Sapori, che vede la collaborazione di Slow Food. Le aree naturali esprimono un forte potenziale, occorre lavorare per offrire ai visitatori una serie di servizi che attualmente mancano, occorre in altri termini migliorare l'offerta turistica coinvolgendo le risorse umane più giovani che esprimono energie nuove».


Questo stato di crisi delle aree protette regionali potrà essere sbloccato da una riforma attenta al territorio?
«La riforma delle aree protette, appena depositata in Commissione Territorio e Ambiente dell'ARS, è un risultato importante, frutto di una concertazione che ha visto fianco a fianco Federparchi ed associazionismo per formulare a Governo Regionale ed ARS una serie di proposte da recepire in Commissione attraverso un testo di sintesi condiviso. Ritengo comunque che la legge del 1981 non debba essere cancellata tout court e totalmente riscritta, ma salvaguardata nel suo impianto generale, perchè su alcuni concetti come quello della tutela resta assolutamente strategica».

 

Resta la cronica carenza di fondi che frena la gestione di Parchi e riserve.
«In realtà, insieme ai fondi per gli stipendi, dall'assessore Sgarlata abbiamo avuto un chiaro segnale di attenzione al fondo di gestione, un risultato reso possibile anche grazie al pressing effettuato come Federparchi».

 

Ben 21 Comuni dell'area nebroidea chiedono di entrare a far parte del Parco. Opportunismo o condivisione dei valori?
«Stiamo registrando l'accelerazione del percorso di ampliamento dei confini del Parco. E' vero, moltissimi Comuni chiedono di entrare a far parte del Parco, lo fanno sulla base di motivazioni legate ad aspetti scientifico-naturalistici, come ad esempio nel caso di Montalbano Elicona, su cui insiste la riserva di Malabotta. La catena dei Nebrodi rappresenta un insieme naturalistico vario ed omogeneo allo stesso tempo. Si condividono i valori del Parco, si punta a fare rete, a fare squadra, si punta ad un rilancio che può passare anche attraverso la programmazione comunitaria. In questi giorni sigliamo una Associazione temporanea di scopo tra i sindaci dei Nebrodi, sulla base dei buoni risultati raggiunti dalla scorsa programmazione».


I Nebrodi rappresentano, nel panorama regionale, la montagna del mare, o il mare di montagna, per usare una espressione cara a Folco Quilici. Che ruolo dovrebbero avere, nel quadro regionale delle aree protette?
«Credo occorra concentrarsi sulla gestione ottimale, porre cioè dei paletti di gestione all'interno di una visione ambientale e puntare ad una sinergia tra tutti gli altri Enti Parco. Il nostro Parco vanta ad esempio un corpo di vigilanza, caso unico, dotato di una propria autonomia. Immagino una sorta di convenzione con gli altri Enti Parco attraverso la condivisione di questa esperienza, magari ipotizzando dei Distaccamenti a servizio del territorio. E' tempo che ognuno di noi dia il meglio di sè, per superare questa fase di difficoltà e porre le basi per un grande rilancio del sistema natura in Sicilia».  (it)

 
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