Finalmente qualcuno si e' accorto che sulle Madonie e' in corso una gravissima emergenza legata al dissesto idrogeologico. C'e' voluto tutto il clamore del cedimento del viadotto sulla A19 tra Tremonzelli e Scillato, le due porte viarie sullo splendido massiccio carbonatico calcareo madonita, per spalancare agli occhi pubblici gli effetti di mesi e mesi di abbondanti piogge su quel versante.
Paradosso dei paradossi, il traffico e' deviato su reti viarie interne alternative a rischio tanto quanto la A19. La bretella di Caltavuturo, le frane di Polizzi, di Scillato: solo oggi la politica pendolare, strappata al sonno tranquillo di un viaggio sull'ampia corsia autostradale, scopre cosa sta accadendo al nostro territorio.
Un appello, ed insieme un invito lo rivolgiamo al neopresidente del Parco delle Madonie Vazzana, esperto di dissesto idrogeologico, fortemente voluto dall'assessore regionale al Territorio Croce, una lunga esperienza al Ministero dell'ambiente e alle strutture emergenziali palermitane e dunque, oggi più che mai, l'uomo giusto al posto giusto: come suo primo atto promuova un confronto tecnico con gli esperti per affrontare finalmente l'emergenza dissesto idrogeologico sulle Madonie e sulla rete viaria interna.
Una necessita', per affrontare al meglio le deviazioni autostradali che si annunciano sin da adesso infinite, e per restituire agli abitanti delle Madonie, gia' area periferica, il diritto -almeno questo - ad una viabilita' degna di questo nome.
“Martedì è stata convocata la giunta di governo. In quella sede chiederemo lo stato di emergenza per eseguire i lavori. La zona della frana di Caltavuturo con la vecchia programmazione non poteva rientrare negli interventi delle aree a rischio geomorfologico molto elevato perché non è densamente abitata. Un assurdo”, spiega l’assessore regionale al territorio Maurizio Croce. “Per questo per intervenire – continua Croce – dobbiamo chiedere lo stato di emergenza. Giovedì siamo stati convocati tutti a Roma da Erasmo D’Angelis, Coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi, e in quella sede chiederemo 300 milioni di euro per gli interventi sulla frana”.“Se ci si fosse pensato in tempo – conclude l’assessore Croce – sarebbero bastati 30 milioni. Adesso ne serviranno 300”.