Domenica 22 marzo 2015 si è tenuta all’Orto Botanico “Pietro Castelli” dell’Università di Messina la conversazione-laboratorio “Erbe selvatiche buone da mangiare: alla scoperta delle piante della minestra selvatica messinese” a cura di Alessandro Crisafulli e Rosella Picone.
E' stato possibile osservare e imparare a riconoscere le piante spontanee della “minestra selvatica”. L'evento si è svolto in vista dell'EXPO Milano 2015, incentrato sul tema "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita".
Importante comunque, prima del consumo, accertarsi della commestibilità della pianta anche consultando gli esperti dell'Orto Botanico di Messina.
Le erbe spontanee come risorsa alimentare
L'uso delle verdure spontanee quali fonte di sostentamento, soprattutto per le popolazioni rurali è diffuso anche nelle altre regioni del nostro Paese.
Sull'utilità delle erbe commestibili si hanno ampie tradizioni orali e diverse testimonianze scritte; la prima pubblicazione che affronta l'argomento sotto il profilo scientifico è quella del medico fiorentino Giovanni Targioni-Tozzetti e risale al 1767. L'opera tratta i rimedi mediante i quali le popolazioni, ricorrendo all'uso dei prodotti spontanei della terra e principalmente delle verdure, riuscivano a sfamarsi durante le carestie (era appena passata quella del 1764), le pestilenze, le guerre, le calamità naturali, eventi, questi, che impedivano lo svolgimento delle normali pratiche agricole. L'opera dal titolo De alimenti urgentia e sottotitolo Alimurgia, ossia modo di rendere meno gravi le carestie, proposto per il sollievo dei popoli, introduce la locuzione alimurgia dalla quale deriva il termine fitoalimurgia che, ancora oggi, designa lo studio delle piante a scopo gastronomico e che deriva da tre vocaboli greci, phytón = pianta, alimos = che toglie la fame ed ergon = lavoro, attività.